Scoperto minuscolo invertebrato marino che non conosce la morte

Un minuscolo invertebrato marino è la specie animale più resistente al mondo. Potrebbe sopravvivere più di 10 miliardi di anni, superando le peggiori catastrofi cosmiche, quando la specie umana non ci sarà più.

di VIOLA RITA


LA FINE del mondo e l’estinzione della specie umana sono temi che da sempre affascinano la letteratura e il cinema fantasy e dal punto di vista scientifico anche il mondo della ricerca. Oggi, un gruppo di ricercatori dell’Università di Oxford ha studiato in che modo cataclismi cosmici, come la caduta di un asteroide – eventi puramente teorici che non rappresentano una minaccia reale – possano causare l’estinzione di animali e dell’essere umano. E, a sorpresa, gli esperti hanno scoperto qual è la specie più resistente al mondo, ovvero l’unica che sopravvivrebbe nel caso di una catastrofe su scala planetaria: si tratta del tardìgrado, un microscopico invertebrato che può raggiungere al massimo il mezzo millimetro. I risultati sono stati pubblicati su Scientific Reports. Lo studio fornisce informazioni per comprendere in quali condizioni la vita potrebbe esistere anche su altri pianeti.

Ma com’è fatto l’animale più resistente del mondo? Otto zampe, spugnoso come un orsetto in miniatura, il tardigrado, letteralmente “che avanza con grande lentezza”, abita i fondali oceanici e alcuni ambienti umidi quali rocce e scogli. Fino a qui sembrerebbe tutto normale, se non fosse che questo piccolo “orso d’acqua”, altro nome dell’esemplare, possiede delle caratteristiche – una sorta di superpoteri – che lo rendono del tutto unico rispetto ad altri microorganismi simili per dimensioni e habitat naturale. Infatti, è in grado di sopravvivere più di 30 anni senza cibo e acqua e di resistere a temperature che vanno da -272 gradi centigradi (°C) a 150°C, ovvero circa dallo zero assoluto alle temperature di una torta nel forno. Nelle stesse condizioni, tutti gli altri organismi viventi morirebbero. E proprio queste caratteristiche lo rendono indistruttibile, al punto che la sua specie potrebbe vivere per oltre 10 miliardi di anni, molto di più della vita sulla Terra.

Grazie ai suoi “super-poteri”, il tardigrado riuscirebbe a sopravvivere anche nel caso di eventi estremi, come ad esempio la caduta di un asteroide o una supernova – cioè l’esplosione di una stella – a distanza ravvicinata, a meno di mezzo anno luce dalla Terra. E potrebbe resistere anche ai gamma ray burst, o lampi di raggi gamma molto potenti, eventi fra i più energetici nell’universo. Tutti questi fenomeni, però, non possono verificarsi nella realtà: nessun asteroide noto, infatti, interseca l’orbita terrestre, dunque non può colpire la Terra, mentre la stella più vicina si trova a quattro anni luce di distanza, circa trenta volte più lontana rispetto ad un potenziale pericolo. E ancora, per rappresentare una minaccia, i lampi gamma dovrebbero avere luogo entro i 40 anni luce dalla Terra, mentre si manifestano a distanza molto maggiore.

Tuttavia, anche se si parla di eventi ipotetici, i ricercatori hanno stilato una classifica della resilienza fisica degli animali, ovvero la capacità di resistere ed adattarsi alle mutate caratteristiche dell’ambiente in caso di condizioni estreme. Se il tardigrado vince, al contrario, l’uomo è fortemente sensibile anche a cambiamenti ambientali di entità molto inferiore, ha commentato Rafael Alves Batista, ricercatore del dipartimento di fisica all’Università di Oxford: l’esperto sottolinea che ci sono numerose specie molto più resilienti, che potranno sopravvivere anche dopo di noi.

Questo studio dimostra anche come sia difficile rimuovere qualsiasi forma di vita da un pianeta abitabile. Ma c’è di più. La sotto-superficie degli oceani su Encelado, satellite di Saturno, o su Europa, satellite di Giove, potrebbe avere condizioni simili a quella delle profondità oceaniche terrestri in cui vivono i tardigradi. Anche la storia di Marte indica che nel passato la sua atmosfera, anche se in condizioni estreme, avrebbe potuto supportare la sopravvivenza di qualche forma di vita. Dunque, la ricerca dell’Università di Oxford potrebbe fornire importanti indicazioni per individuare l’insieme di condizioni, ambientali e climatiche, nelle quali potrebbe esistere una forma di vita extraterrestre.

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