Nel corso dei tuoi studi hai avuto degli insegnanti affascinanti?
Il filosofo Umberto Galimberti, recentemente, ha sostenuto che: “Occorrono insegnanti affascinanti ma non è così. Oggi il ragazzo si deve ritenere fortunato se su nove docenti ne ha due carismatici, e questo è un grosso problema. Prima di essere mandati in cattedra, gli insegnanti dovrebbero essere sottoposti a un test di personalità, per comprendere se hanno la passione dell’insegnamento, ma da parte loro i genitori devono mettersi in testa che i docenti devono essere difesi. Sempre”.
Ma cosa significa rendere una lezione affascinante? Secondo noi il fascino risiede in tre diversi elementi, due dei quali si possono allenare.
Parlando di insegnamento e di educazione, dobbiamo considerare come elemento fondamentale il clima emotivo: si impara col sorriso sulle labbra e in una classe gioiosa. Questo avviene quando gli studenti non si sentono giudicati, ma valorizzati. La TV è un esempio concreto: nessuno si sente giudicato dallo schermo, così avviene che, di fronte a un documentario, gli spettatori si sentono a loro agio.
Il secondo fondamentale è la comunicazione: un buon insegnante non dovrebbe essere esclusivamente un esperto di un campo del sapere, né di didattica. Alla base dell’insegnamento, prima ancora che la conoscenza, troviamo la capacità di comunicare le proprie conoscenze. Eppure, la comunicazione è terribilmente screditata nel mondo scolastico: la si accosta al marketing, al mondo delle vendite e del mercato.
Il terzo segreto dell’insegnante affascinante è la passione. Purtroppo, non esistono corsi di “passione”. Forse, è meglio così.
Per concludere: spesso ci scrivono maestre e maestri per confrontarsi con noi. Spesso, constatiamo che troppe maestre e maestri lavorano in condizioni difficili e che il nostro paese non è certo il migliore in cui insegnare. Però, imparare a gestire il clima emotivo e lavorare sulla comunicazione è ugualmente necessario: per quanto la situazione sia disperata, un buon comunicatore (o un comunicatore empatico) farà la differenza.