Se ne sta su una montagna semi-desertica, spazzata in modo incessante dal vento, all’interno del parco nazionale Fulufjället, in Svezia. A prima vista sembra un normalissimo albero, esteticamente non molto bello e pure un po’ spelacchiato, ma qualcosa lo contraddistingue da tutti gli altri.
Old Tjikko (così si chiama) è l’albero più vecchio del mondo. Questo abete rosso non è sicuramente famoso per la sua altezza (solamente 5 metri), ma per la sua longevità. Ha infatti un’età stimata di circa 9558 anni. Old Tjikko deve il suo nome al suo scopritore, Leif Kullman, un professore di geografia fisica presso l’Università di Umeå che, nel 2004, decise di chiamarlo così in ricordo del suo defunto cane.
Gli scienziati che lo hanno esaminato hanno ipotizzato che per migliaia di anni l’albero abbia avuto la forma di un arbusto rinsecchito, dovuta alle aspre condizioni dell’ambiente in cui viveva. Solo negli ultimi secoli, a causa del riscaldamento globale, ha assunto una forma normale, così come lo vediamo tuttora.
Si tratta a tutti gli effetti del più antico albero-clone vivente e gli esperti ne hanno determinato l’età esaminando il sistema di radici dell’albero con il metodo del carbonio-14: è risultato così che il tronco possiede solo qualche centinaia di anni, ma l’albero in sé è molto più vecchio. L’incredibile longevità di questa pianta deriva dal suo intricato apparato radicale e dalla capacità di clonare se stessa mediante processi di propagazione clonale: quando il tronco muore (perché può vivere ‘solo’ 600 anni) il sistema di radici rimane in vita permettendo la nascita di un nuovo tronco, dando così all’albero la possibilità di rigenerarsi continuamente.
Questo organismo vivente silenzioso e solitario ha messo le sue radici in un luogo inospitale ed ha assistito da spettatore all’evoluzione umana fino ai giorni nostri. Il clima lo ha trasformato nel corso del tempo e ora bisogna fare in modo che non sia lo stesso cambiamento climatico a causarne la morte.