Analizzati i resti del combattente “Bj 581” sepolto a Birka al fianco di spade e coltelli. “Era una leader. E potrebbero essercene altre”
di GIACOMO TALIGNANI
SEPOLTE dai pregiudizi e riesumate dalla scienza. Le donne potrebbero avere un nuovo ruolo nella storia dei vichinghi: non più da interpretare come coloro che stavano a casa fra fardelli e bambini, ma vere e proprie condottiere, guerriere o strateghe. Dopo decenni di interrogativi i risultati del Dna sui resti di una tomba del X secolo a Birka, in Svezia, ci raccontano infatti che il “guerriero Bj 581” da sempre creduto un uomo era in realtà una donna.
Gli archeologi lo pensavano maschio dato che era sepolto con una spada, un’ascia, una lancia e delle frecce, un coltello due scudi e un paio di cavalli da guerra. Tutti elementi che indicavano potesse essere uno stratega o un combattente di mille anni fa di sesso maschile. Per 130 anni quei resti erano dunque stati attribuiti a un “guerriero vichingo” ma da tempo, alcuni elementi, sembravano indicare altro.
Per Anna Kjellström, archeologa dell”Università di Stoccolma, c’era infatti qualcosa che non tornava: quelle ossa pelviche e la mandibola avevano dimensioni più simili a una donna che a un uomo. Tra il 2014 e il 2016 la ricercatrice svedese ha pubblicato alcuni risultati che andavano in questa direzione ma non fu presa troppo sul serio dalla comunità internazionale di scienziati.
A questo punto entra in scena un’altra donna, Charlotte Hedenstierna-Jonson dell’Università di Uppsala, che negli ultimi mesi insieme al suo team estrae diversi frammenti per analizzare il Dna mitocondriale di “Bj 581” e determinare se quei resti appartenessero a più persone e a quale sesso. La risposta è chiara: non c’è alcun cromosoma Y nelle ossa e i resti appaiono di una sola persona, una donna. E non una qualunque.
Secondo i risultati pubblicati sull’American Journal of Physical Anthropology si trattava probabilmente di una donna guerriero, forse di alto rango, o comunque individuabile come una leader della comunità di quelli che furono i vichinghi antichi dominatori del Nord Europa. A far credere che si trattasse di un “capo” anche i ritrovamenti, accanto alle ossa, di alcune pedine e una tavola usata per pianificare tattiche e strategie.
Se la donna-guerriero vichinga fosse norma o eccezione questo è ancora difficile da stabilire. Ci sono i racconti mitologici, le Valchirie, Völsung nella mitologia norvegese e leggende di femmine in prima linea al fianco dei combattenti ma la storia deve ancora restituirci molte certezze.
“Perché è stato sepolto con armi si pensava fosse un uomo – afferma Becky Gowland , docente di archeologia presso l’Università di Durham – ma credo sia un errore che gli archeologi fanno spesso”. Per Carolyne Larrington, professore di letteratura europea medievale all’università di Oxford, potrebbero esserci altri casi di presunte ossa di guerrieri creduti maschi ma che in realtà erano femmine e sottolinea la presenza di “alcune tombe anomale che vanno analizzate” in Polonia, Norvegia e Svezia.
Se l’autrice dei nuovi studi Charlotte Hedenstierna-Jonson sostiene che la donna vichinga fosse “una leader o comunque una persona molto rispettata nella comunità” altri ricercatori sottolineano però che la particolarità del villaggio di Birka, ovvero un importante snodo commerciale tra l’VIII e il X secolo con una cultura più “aperta” rispetto ad altre regioni, possa rappresentare un’eccezione negli usi i costumi e le sepolture di allora.