Ecco che cosa fa la carne alla mente dell’uomo – Armado D'Elia

del Prof. Armando D’Elia
Naturalista, chimico, studioso di dietetica vegetariana (Presidente Comitato Scientifico AVI)


È noto anche che i cani, sebbene in natura siano carnivori, se si vuole che montino con efficacia la guardia e aggrediscano persone a loro sconosciute, debbono essere alimentati con razioni di carne superiori al normale. Analogamente, se si vuole, in tempo di guerra, impiegare degli uomini in azioni belliche molto rischiose, occorre dar loro abbondanti razioni di carne, utilizzata come una droga atta a sviluppare aggressività, violenza e insensibilità morale; nell’Iliade di Omero si narra di festini a base di carne, ai quali prendevano parte i guerrieri, tra una battaglia e l’altra.

Seneca faceva notare che tra i mangiatori di gran quantità di carne si annoverano i tiranni, gli organizzatori di eccidi, di faide e di guerre fratricide, i mandanti di assassinii, gli schiavisti, mentre coloro che si nutrono dei frutti della terra hanno un comportamento mite.
Liebig racconta che nel giardino zoologico di Giesen l’orso, se era costretto a mangiare carne al posto di vegetali, diveniva oltremodo irrequieto e pericoloso.

È nota l’espressione “la carne mi dà la carica”, usata da chi vuole giustificarne l’uso alimentare, dato che questa società, basa sulla competitività, sulla libera e sfrenata concorrenza e sull’arrivismo, esige dall’individuo una grinta aggressiva che permetta di farsi strada (é nota la frase “struggle for life”).

L’attività elettrica del cervello, rivelata elettroencefalograficamente (EEG), ha evidenziato che l’alimentazione vegetariana induce il cosiddetto “ritmo alfa”, che é espressione di uno stato di rilassamento neuromuscolare non solo del cervello, ma di tutto l’organismo. Leadbeater sostiene che tale indagine scientifica comprova la benefica azione del vegetarismo sul comportamento, in quanto vi apporta una sensazione di benessere “analogo allo stato di meditazione sulle realtà più profonde”.

Ecco perché gli uomini più intelligenti, più colti, più aperti, più tolleranti del mondo, di tutti i tempi, si annoverano tra i vegetariani, in tutti i campi dello scibile: nelle scienze, nella filosofia, nell’arte, nella letteratura, nella medicina, ecc..

Perché Pitagora, Ippocrate, Leonardo e moltri altri grandi erano vegani? E nessuno lo dice!

La mente non può essere sana se non é sano il corpo, il che, in termini pratici, significa che occorre dare alla salute del corpo la priorità essendo essa “conditio sine qua non” per la salute mentale. Da quanto precede deriva la grande importanza del vegetarismo (nella accezione, beninteso, derivante da una giusta valutazione dell’origine etimologica del termine) il quale, disintossicando il corpo, purifica anche il sangue che nutre il cervello; il pensiero, di conseguenza, si fa più lucido e penetrante, ne consegue una vera e propria “dilatazione della mente”, aumenta la capacità di autocontrollo e la resistenza al lavoro intellettuale e a quello fisico e si instaura un atteggiamento caratterizzato da tolleranza, mitezza, disponibilità al dialogo sereno, alla ricerca di soluzioni pacifiche delle vertenze, all’amore, alla socievolezza, alla condivisione.

È ovvio, quindi, che se il sangue che nutre il cervello vi porta i cataboliti della carne, la fisiologia cerebrale ne resterà influenzata e il comportamento, invece, sarà caratterizzato – ripetiamo – da intolleranza, tendenza alla litigiosità e all’aggressività: al posto dell’amore, l’odio; al posto della convivialità e della unione, la separazione, l’annullamento della socialità, la violenza. L’uomo é, così, cacciato nella asocialità e in un feroce individualismo. È quel che vuole il potere: “Divide et impera!” Ecco perché il potere (che sa manovrare l’arma alimentare per influire, con essa, sul comportamento umano e orientarlo verso ciò che fa più comodo ai detentori del potere) fa di tutto per indurci a mangiare cibi morti, avvelenati e quindi intossicanti, soprattutto la carne. Il bersaglio è infatti, in ultima analisi, il cervello, che si vuol rendere incapace di capire. In conclusione, mentre il vegetarianesimo favorisce le più eccelse facoltà cognitive, i carnami deprimono tali attività cognitive, esaltando, invece, comportamenti dannosi all’individuo e alla società, e aumenta, di conseguenza, la quantità di serotonina che può ottenersi. Invece, un pasto ricco di proteine della carne riduce la presenza di triptofano nel cervello e, conseguentemente, determina uno stato di aggressività, di ansia, di propensione alla lotta. La scelta degli alimenti influenza, quindi, il comportamento e le emozioni.

Quanto ci dice il dott. Rossi ha trovato conferma sperimentale da parte di John Fernstrom e Richard Hurthman, biologi del Dipartimento della Nutrizione e delle Scienze Alimentari del Massachusetts Institute of Tecnology.

La serotonina si é pertanto meritata l’appellativo di “sonnotonina”, a causa della sua particolare capacità di produrre sonno. Da parte di alcuni “nutrizionisti” contrari al vegetarismo (per vari motivi, leciti o inconfessabili) si cerca di sostenere che l’aggressività non é determinata dalle proteine della carne, ma sarebbe insita nella natura umana; affermazione assurda, giacché nessuno nasce aggressivo e cattivo, ma può diventarlo con l’alimentazione carnea. Il noto antropologo prof. Luigi Lombardi Satriani ci dice al riguardo: “È un alibi rinviare l’aggressività alla natura; un alibi che la nostra società cerca di fornire a sé stessa per scaricarsi di molte responsabilità”. In realtà, nessun uomo nasce “cattivo”. Se così fosse, l’aggressività sarebbe universale, cosa che l’antropologia smentisce. Sono esistite, ed esistono ancora, società che hanno sviluppato culture assolutamente non violente. Per esempio, certe tribù dell’Africa o gruppi di Indios del Brasile nord-occidentale o gli Indios Piaroa in Venezuela, hanno costruito una società molto pacifica, volta alla cooperazione, non c’é traccia di aggressività nell’educazione dei loro bambini e i giochi infantili rispecchiano l’equilibrio del sistema: sono fatti di danze, canti, amore. L’odio è sconosciuto ed è risaputo che queste popolazioni sono vegetariane. Quale migliore prova che l’alimentazione forgia il carattere?

Conclusione

Moltissimi sono gli animali che forniscono all’uomo le proteine della loro carne a scopo alimentare. Tali proteine creano indubbiamente nell’uomo aggressività, violenza, odio e insensibilità morale: si può pertanto affermare che la carne influisce negativamente sul comportamento umano. Al contrario, il vegetariano crea le basi per un atteggiamento caratterizzato da tolleranza, mitezza, socievolezza e condivisione. Oggi, le affermazioni e le intuizioni di grandi uomini contrarie al ricorso alle proteine della carne possono avvalersi anche della chimica dei neurotrasmettitori e della neurobiologia, discipline scientifiche che spiegano come, e per effetto di quali alimenti, si creano determinati comportamenti nell’uomo. Conseguentemente, noi possiamo oggi operare con accresciuta sicurezza delle scelte consapevoli tra i vari cibi, preferendo alcuni ed evitando altri. Occorre, fra l’altro, respingere l’affermazione che la violenza é insita nella natura umana: nessuno nasce aggressivo e cattivo, ma può diventarlo con l’alimentazione carnea.


Prof. Armando D’Elia (1912 – 1999)

Armando D’Elia (1912-1999) – Laurea in chimica prima e poi in Scienze Naturali, per decenni si è interessato di alimentazione umana, impegnato attivamente, in una visione biocentrica, nello studio del rapporto tra alimentazioni e salute. Egli ha costituito e costituisce tutt’ora il più avanzato punto di riferimento per quanti in Italia si occupano di tale tematica e si è caratterizzato per essere stato in netto contrasto con gli schemi accademici oggi dominanti, accusati di essere fortemente inquinati dalla difesa di inconfessabili interessi economici dell’industria alimentare. Da notare che la biblioteca di D’Elia è formata da oltre 6000 volumi, una delle più complete raccolte italiane in tema di alimentazione e di igienismo.

Tratto da: “Miti e realtà nell’alimentazione umana” – Prof Armando D’Elia