Per una corretta comprensione dell’argomento di questo paragrafo occorre fare uno sforzo su sé stessi: si devono lasciare da parte tutte le teorie e le ipotesi sull’alimentazione dell’uomo preistorico che grosse forze economiche ed una scienza asservita al potere e al profitto hanno cercato di farci accettare a tutela di determinati interessi. Si deve invece cercare di dare risposte soddisfacentemente accettabili agli interrogativi che certamente suscita tale tema, utilizzando il buon senso, la logica elementare e i nostri orientamenti istintivi; sono, questi, tre semplici ma potenti strumenti dì indagine di cui tutti disponiamo e che dobbiamo rivalutare ed usare con determinazione.
Occorre partire da un dato di fatto incontestabile: i nostri più antichi progenitori non erano carnivori, non erano erbivori, non erano onnivori, erano semplicemente dei fruttariani e lo furono per moltissimi anni, i primi della loro esistenza. Essi, non ancora bipedi, vivevano sugli alberi della foresta, che dava loro l’unico cibo al quale la specie umana è biologicamente adatta, cioè la frutta succosa e dolce, che ancora oggi istintivamente appetiamo e cerchiamo sin da piccoli, e sino a che permane il nostro sano istinto alimentare. Quindi noi tuttora nasciamo fruttariani, non ci sono dubbi, non ce ne possono essere: da bambini desideriamo e rubiamo la frutta, non la carne, non la verdura, siamo attirati unicamente dal cibo più confacente alia nostra struttura fisio-psichica e quindi nutrizionalmente ottimale, come l’anatomia comparata, la fisiologia comparata, ed altre discipline scientifiche comprovano.
Indubbiamente esiste un cibo adatto, più di qualsiasi altro, per ogni specie animale e la frutta succosa e dolce è, appunto, il cibo naturalmente più adatto alla specie umana.
Scientificamente questo è spiegabile facilmente dato che esiste una stretta relazione, profonda ed atavica, tra un certo tipo di alimento e la struttura anatomo-funzionale dell’animale che di esso si nutre; tale relazione costituisce garanzia di conservazione e di salute per quell’organismo, per cui sarà “istintivamente” attratto da “quello” specifico alimento. Quell’organismo è, in conclusione, predisposto, per legge naturale ed in modo ottimale, alla ingestione e alla digestione di quell’alimento più di qualsiasi altro alimento.
La terminologia è importante; deve essere, quanto più possibile esatta, per evitare confusioni, errori di valutazione, interpretazioni fuorvianti, conclusioni sbagliate. Detto questo, ecco che sorge qui la necessità di fare chiarezza sulla differenza tra “fruttivoro” e “fruttariano” e tra “fruttivorismo” e “fruttarismo“. Parliamone, quindi. Il termine “fruttivorismo” indica un generico “mangiar frutta“; pertanto “fruttivoro” è “chi mangia frutta“. Orbene, se pensiamo che esistono popoli che non conoscono l’uso alimentare della carne o dell’olio, o del pane, o del latte non umano, ma che (significativamente!) non esiste alcun popolo che ignori la frutta come alimento, allora tutti gli abitanti delia Terra si potrebbero qualificare “fruttivori”, anche se assieme alla frutta mangiano altro? Certamente!
Ma quei frugivori che sono finalmente riusciti ad individuare nella frutta il proprio unico e duraturo alimento, ripristinando felicemente l’alimentazione naturale dei nostri antenati, sono dei fruttivori particolari che occorre distinguere dagli altri fruttivori chiamandoli “fruttariani” e chiamando “fruttarismo” il modello alimentare da loro raggiunto. Non sarebbe errato quindi dire che i fruttariani sono dei “fruttivori fruttariani“.
In conclusione, tutti i fruttivori, e quindi indistintamente tutti gli uomini della Terra, sono potenzialmente dei futuri fruttariani in quanto tutti inevitabilmente, più o meno tardi e più o meno velocemente, approderanno (questo è il vero progresso !) al fruttarismo, ambita meta di tutta l’umanità, impegnata ormai nel lungo viaggio di ritorno alla alimentazione naturale, che ha intrapreso molti millenni fa.
E’, questo, un viaggio lunghissimo, ma che verrebbe enormemente accelerato se da bambini fossimo lasciati liberi di crescere nutrendoci solo con la frutta, unico alimento che l’istinto ci suggerisce e che ambiamo mangiare e non fossimo invece soggetti alle pressioni deviatrici dei genitori, di coetanei già viziati, di pediatri che, ignoranti o venduti all’industria, influenzano purtroppo le cure parentali.
Ancora qualche nota di terminologia per affermare che si può validamente usare il termine “frugivoro” quale sinonimo di “fruttariano”, come autorevolmente confermano il glottologo Pianegiani nel suo “DIZIONARIO ETIMOLOGICO DELLA LINGUA ITALIANA” ed il linguista Webster nel suo “NEW INTERNATIONAL DICTIONARY” .
Va ricordato anche che la radice etimologica di fructus è la medesima di “frugale” e quindi di “frugalità”, per indicare un modello di alimentazione sobrio e limitato a modeste quantità di prodotti della terra, il che torna a lode del vegetarismo e, naturalmente, del fruttarismo.
Tratto dal libro “Miti e Realtà nell’alimentazione Umana – Armando D’Elia”