Mense e scuole senza menu vegano? In arrivo multe fino a 18mila euro

Assegnato alle commissioni competenti al Senato il ddl volto a tutelare le scelte alimentari vegetariana e vegana. Multe salate a chi non offre menu veg nelle mense, scuole e ristoranti convenzionati con luoghi lavoro. Le novità e il testo di Lucia Izzo – Il “veg” da scelta etica ha assunto negli ultimi anni sempre più i contorni di una vera e propria “tendenza” in ambito sociale e culturale. Un fenomeno che ha cambiato lo stile di vita di molti consumatori i quali hanno riconosciuto alle produzioni vegetariane e vegane un maggior valore non solo etico, ma anche salutistico e qualitativo. Scelta vegana per 6 milioni di italiani.

Una crescita confermata dai dati statistici: secondo una ricerca Mintel che ha analizzato i mercati internazionali, nell’ultimo anno (luglio 2017 – giugno 2018) tra tutti gli alimentari e le bevande lanciati sui mercati, ben l’11% erano vegetariani e il 5% vegani, quest’ultimi quasi triplicati negli ultimi cinque anni con una crescita del +175%.

E l’Italia non è da meno: a partire dal 2002, il numero di vegetariani e vegani nel nostro paese è raddoppiato, passando da 3 a 6 milioni. Secondo il Rapporto Eurispes 2018, in Italia il 6,2% del campione analizzato si dichiara vegetariano, valore in crescita rispetto alla rilevazione del 2017 di 1,6 punti percentuali (erano il 6,5 per cento nel 2014; il 5,7 per cento nel 2015; il 7 per cento nel 2016 e il 4,6 per cento nel 2017).

Il ddl a tutela dell’alimentazione vegetariana e vegana.

Non sorprende, dunque, che la dieta “veg” sia diventata oggetto di un disegno di legge: il d.d.l. recante “Norme per la tutela delle scelte alimentari vegetariana e vegana”, d’iniziativa della senatrice Gabriella Giammanco (FI-BP), presentato nei mesi scorsi è stato assegnato alle competenti commissioni al Senato per l’esame.

“Scegliere l’alimentazione vegetariana o vegana – si legge nella relazione introduttiva – rappresenta un importante passo per bandire dalla nostra vita la violenza verso miliardi di animali e verso l’ecosistema”.

Nonostante molti consumatori abbiano deciso di bandire dalla propria tavola gli alimenti di derivazione animale, nel rispetto non solo dei diritti degli animali, ma anche di protezione e tutela dell’ambiente, “le persone che abbracciano questo tipo di scelta, in particolar modo i vegani, incontrano molte difficoltà quando mangiano fuori casa e in particolare nelle mense”.

Secondo la senatrice Giammarco, le difficoltà che incontrano coloro che seguono una dieta vegetariana o vegana nel trovare pasti completi e bilanciati (senza carne, pesce o ingredienti di origine animale), contrastano con i princìpi di uguaglianza sanciti nella Costituzione, secondo cui lo Stato e la pubblica amministrazione devono garantire un medesimo trattamento a tutti i cittadini, indipendentemente dal sesso, dalla religione e da ogni diverso tipo di orientamento.

Alimentazione vegana e vegetariana

Ed è qui che interviene il d.d.l., affinché possano essere garantite alternative alimentari vegetariane e vegane, promuovendo “la tutela della libertà di scelta relativa alla propria alimentazione”, un progetto sostenuto da migliaia di cittadini che avevano già firmato una petizione promossa e depositata nella XV legislatura sia al Senato che alla Camera.

Il provvedimento si compone di 8 articoli che si occupano di illustrare le finalità della legge, di definire i termini “vegetariano e vegano”, ma anche di individuare i luoghi che devono sempre assicurare l’offerta di almeno un’opzione vegetariana e vegana.

In particolare, ai sensi della legge, si intenderebbe “vegetariana” l’alimentazione che esclude carne, pesce e altri alimenti derivati dall’uccisione di animali, mentre per “vegana” quella che esclude, oltre agli alimenti indicati in precedenza, anche latte e suoi derivati, uova, miele e qualsiasi altro alimentodi origine animale.

Menù vegetariani e vegani nelle scuole e nelle mense

L’art. 3, in particolare, elenca una serie di luoghi nei quali dovrà essere sempre assicurata e pubblicizzata l’offerta di almeno un’opzione vegetariana e di una vegana, strutturate in modo da assicurare un apporto bilanciato di tutti i nutrienti, in alternativa alle pietanze contenenti prodotti o ingredienti di origine animale previste dal menu convenzionale

Tali luoghi sarebbero, nel dettaglio: mense pubbliche, convenzionate, private o che svolgono in qualsiasi modo servizio pubblico; mense che svolgono servizio per le scuole di qualsiasi ordine e grado, compresi gli asili nido; mense universitarie; luoghi in cui i lavoratori consumano i propri pasti a causa dell’impossibilità di fare rientro per il pasto al proprio domicilio, quali bar e ristoranti convenzionati con i luoghi di lavoro.

Istituti alberghieri: arrivano le lezioni di gastronomia vegana

Il d.d.l. prevede anche che nei programmi didattici destinati agli istituti professionali alberghieri e agli istituti professionali per i servizi alberghieri e ristorativi debbano essere insegnate nozioni di nutrizione, gastronomia e ristorazione vegetariane e vegane.

Inoltre, gli studenti contrari alla violenza sugli esseri viventi potranno essere autorizzati dalle competenti autorità scolastiche ad essere esentati dalle lezioni didattiche pratiche su alimenti di origine animale.

Multe fino a 18mila euro per chi non prevede il menù veg

In caso di violazioni delle disposizioni del d.d.l., le sanzioni ipotizzate appaiono abbastanza severe: oltre a una sanzione amministrativa pecuniaria da 3.000 a 18.000 euro, il trasgressore potrebbe vedersi sospesa la licenza di esercizio per la durata di trenta giorni lavorativi.

In caso di recidiva, la sanzione amministrativa pecuniaria sarebbe aumentata di un terzo e la licenza di esercizio revocata.

Autore: Lucia Izzo
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