Secondo un nuovo rapporto, le aziende di carne e latticini sono sulla buona strada per ottenere il primato tra le cause del cambiamento climatico.
La situazione è così grave che se prese insieme, le cinque principali aziende di questi settori sono già responsabili di più emissioni di ExxonMobil, Shell o BP.
Le basi dello studio
Per arrivare a questa conclusione, le organizzazioni no-profit Institute for Agriculture and Trade Policy e GRAIN hanno condotto un’analisi delle 35 maggiori aziende di carne e latticini.
Tra tutte, solo quattro società forniscono emissioni complete e stime credibili. Gli autori della ricerca hanno inoltre esaminato i provvedimenti compiuti da queste aziende per ridurre le emissioni. È stato così rilevato che solo sei avevano fissato obiettivi che includessero l’intera filiera di approvvigionamento. Peccato che questa sia la parte della produzione che produce fino al 90% delle emissioni totali.
Tutto ciò è possibile anche perché fino ad ora il problema non è stato mai veramente affrontato. I settori dell’energia e dei trasporti hanno subito negli ultimi anni forti pressioni e dovrebbero ridurre le emissioni in linea con gli obiettivi di Parigi. Le grandi aziende di carne e prodotti lattiero-caseari sono invece sfuggite al controllo globale del loro contributo al cambiamento climatico.
Il consumo di carne e latticini è concentrato in Cina, Stati Uniti, Unione Europea, Canada, Brasile, Argentina, Australia e Nuova Zelanda. Queste aree sono collettivamente responsabili di oltre il 60% delle emissioni globali pro capite di carne e prodotti lattiero-caseari, circa il doppio del resto del mondo.
Una soluzione c’è
Rivolgendosi al grande pubblico, l’autore principale dello studio descrive l’alimentazione vegana come “il più grande modo per ridurre il vostro impatto sul pianeta Terra”.
Questa ricerca mette in luce il problema ecologico che carne e latticini causano al nostro pianeta, tema fino ad ora oscurato. Le aziende possono prendere provvedimenti, ma la domanda di carne e latticini rimane in costante aumento. Se si vuole davvero incidere sul problema, siamo noi consumatori a doverlo fare e possiamo farlo con le nostre scelte quotidiane.