“Il frutto dal volto umano” Miti, leggende, ricerche, testi sacri legati alla longevità
L’articolo che state per leggere è stato mal interpretato, modificato, frammentato e alterato da individui che vivono nell’anonimato, al fine di screditare chiunque si ponga domande sui benefici dell’alimentazione frugivora.
Da chi? Da un sito (che non nominerò) che si occupa da anni di disinformare (consapevolmente o inconsapevolmente, gratuitamente o a pagamento non è dato sapere) ridicolizzando, o trattando con superficialità imbarazzante tematiche come veganismo, frugivorismo, OGM, scie chimiche, signoraggio bancario, false-flag, relazione acidosi-tumori, rischi/effetti collaterali dei vaccini, massoneria, oltre a molte altre tematiche alternative normalmente ridicolizzate o censurate in Tv.
Non so chi finanzi tali siti di disinformazione, ma tengo a precisare che mi dissocio dalle enormi sciocchezze e dalle falsità che hanno avuto il coraggio di estrapolare anche in questo caso.
Come ho affermato spesso durante i miei convegni, vi invito a usare sempre il vostro discernimento, ovviamente anche in rete: siate curiosi, diventate ricercatori, usate la vostra testa e mettete in discussione le varie versioni al fine di non cadere nella rete della disinformazione a banda larga.
Quando il sistema non riesce ad attaccare un’idea, usa strumenti imprevedibili per attaccare la persona o il gruppo di persone.
Personalmente ne esco rafforzato, convinto che probabilmente qualche anno fa alcune aziende non potevano ancora capire gli enormi benefici che avrebbe apportato la carpotecnia industriale.
Come prevedevo la consapevolezza cresce e diviene sempre più comune; qualcosa sta cambiando negli ultimi tempi e chi segue questo blog con frequenza ne sa qualcosa.
Grazie per l’attenzione amici. Ora vi lascio ad uno dei miei articoli che apprezzo di più.
Buona lettura.
Il frutto dal volto umano
Carlo Sirtori, medico e scienziato di fama internazionale ha definito la mela “il frutto dal volto umano“.
Dalle analisi comparate con altri frutti ipotizzò che fosse l’unico frutto con biochimica massimamente idonea al corpo umano.
La sua analisi confermerebbe il rapporto di specie-specificità che si instaura tra una specie animale e una specie vegetale.
Ultimamente sto approfondendo studi sulle proprietà della mela: sto portando avanti sperimentazioni personali e sto approfondendo al tempo stesso simpatici racconti storici, leggendari e mitologici che correlano tale frutto alla tematica dell’immortalità, o meglio ancora, della longevità.
Tradizioni e miti: linguaggio universale dei nostri antenati
I miti e le leggende hanno a che fare con tutti i popoli della terra e li troviamo in ogni civiltà ed in ogni cultura del pianeta: dalla Mesopotamia al Messico, dai mari del nord Europa alle savane dell’Africa. La mitologia sembra essere immune al trascorrere del tempo e così ritroviamo gli stessi racconti confrontando i miti dei nostri antenati più primordiali con quelli dei nostri giorni. La mitologia e la leggenda rappresentano fondamentalmente un ‘linguaggio universale’ che i nostri antenati hanno utilizzato per trasmettere nel tempo importanti messaggi, evitando che andassero perduti.
Mi sono incuriosito ulteriormente scoprendo che la simbologia che ha a che fare con la mela è interminabile e coinvolge popoli lontani tra loro sia dal punto di vista geografico, che temporale. Ovviamente i miti non sono paragonabili ad una pubblicazione scientifica, ma è importante ricordare che dietro la mitologia spesso si celano punti di vista che fanno parte di una profonda saggezza popolare.
Probabilmente non è un caso che nelle favole, nelle leggende e in molti testi sacri, da migliaia di anni venisse dato tutto questo interesse ad un frutto così umile. Ma ora riflettiamo sui tanti miti romani, greci, celtici e germanici che la citano.
Il “pomo della discordia” o mela della discordia è l’oggetto lanciato da Eris, dea della discordia, sul tavolo dove si stava svolgendo il banchetto in onore del matrimonio di Peleo e Teti. La dea, per vendicarsi del mancato invito alla festa, incise sul pomo la frase “Alla più bella”, causando così una lite furibonda fra Era, Afrodite, e Atena.
Ne l’Iliade Paride diede in premio ad Afrodite una mela d’oro poiché ella era, secondo lui, la più bella dea dell’Olimpo; la mela è presente anche nella leggenda svizzera con Guglielmo Tell; sarebbe interessante inoltre conoscere le origini archetipiche del famoso detto “una mela al giorno toglie il medico di torno”. Ma non finisce qui. Avalon, l’ “isola delle mele”, è l’isola mitica dove Artù fu curato da sua sorella Morgana, dopo la battaglia di Camlon. Sapete che proprio sotto un melo insegnava Mago Merlino? In una leggenda celtica, il dio Lug porta in dono al gran re Cormac un ramo dell’Altro Mondo: è un ramo adorno di tre mele ed è l’insegna della regalità.
Testi sacri, longevità e scienza a confronto
Inoltre la mela è divenuta popolarmente il frutto di Adamo ed Eva, anche se alcuni studiosi escludono che l’albero della conoscenza del bene e del male (malum) possa essere associato al melo.
Le tradizioni ebraiche (Torah: Genesi, 5) parlarono dell’antico potenziale di vita appartenente ad Adamo ed Eva e ai patriarchi: nei testi sacri delle tre religioni monoteistela Genesi evidenzia i 365 anni di Enoch, i 777 di Lamech, i 895 di Maalaleèl, i 905 di Enos, i 910 di Kenan, i 912 di Set, i 930 di Adamo, i 950 di Noè, i 962 di Iared e i 969 di Matusalemme.
Nella bibbia, secondo traduzioni dall’ebraico masoretico, il creatore pose nel paradiso alberi da frutto tra i quali senza dubbio “meli dai bei frutti”.
Solo dopo aver abbandonato il Paradiso terrestre (dal greco“giardino recintato di alberi da frutta”) Adamo ed Eva e i loro successori subirono una notevole e graduale riduzione della durata della vita (nella Genesi “Dio” stabilì un allontanamento dalle cosiddette pratiche dell’albero della vita, con conseguente riduzione della lunghezza della vita dell’uomo a 120 anni; Genesi, 6-3).
Inoltre, sempre secondo i testi antichi, non solo Adamo ed Eva arrivavano a superare i 900 anni, ma i cosiddetti Elhoim giungevano a 35000-40000 anni di vita.
A trasformare questi antichi racconti in un’ipotesi potenzialmente realizzabile è la stessa scienza: difatti a concepire una longevità maggiore rispetto a quella a cui siamo abituati oggi sono gli stessi scienziati che hanno compreso che tutelando il telomero e incrementando l’attività dell’enzima telomerasi si possono ottenere risultati importanti sulla longevità (studi scientifici: Studio 1 – Studio 2 – Altri studi).
Lo stesso Dott. Pier Giuseppe Pelicci, che vanta un curriculum di tutto rispetto (laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli studi di Perugia; specializzato in Biologia Molecolare; esperienze in Francia e negli Stati Uniti; Direttore del Laboratorio di Biologia Molecolare dell’Istituto di Clinica Medica I presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Perugia; direttore del Dipartimento di Oncologia Sperimentale dell’Istituto Europeo di Oncologia a Milano, lo IEO), afferma che il nostro DNA è progettato per vivere 120 anni, ma che tale limite può essere abbondantemente superato, arrivando ad affermare «È stato dimostrato in laboratorio che la manipolazione del Dna consente di allungare la vita anche di 10 volte, ma rompere queste barriere genetiche non ha alcun senso se non si invecchia in buone condizioni».
Il Dott. Giuseppe Pelicci afferma inoltre che i geni dell’invecchiamento dipendono anche dal cibo che si mangia e si può tutelare il telomero anche mangiando il cibo giusto, ricco di antiossidanti.
Egli conclude “Negli ultimi dieci anni c’è stata una rivoluzione nella comprensione dei meccanismi molecolari alla base dell’invecchiamento. Oggi sappiamo che la durata della vita e l’incidenza delle malattie sono fortemente influenzati da alcuni geni. Su cui il cibo può agire.”
Ipotesi più accreditate sulle pratiche dell’albero della vita
Poichè l’Adam aveva un DNA meno puro del creatore potrebbero essere stati necessari “accorgimenti” più numerosi per portarlo alla longevità di cui si parla nei testi sacri.
Sarebbe interessante capire se tali “pratiche dell’albero della vita” avessero a che fare anche con particolari stili di vita. Tra questi potremmo ipotizzare:
– L’alimentazione biocompatibile un’alimentazione a basso introito proteico e ricca di acqua organicata riduce le scorie, pulisce la cellula e tutela massimamente il telomero incrementando l’attività dell’enzima telomerasi (“studio 1” pubblicato a Gennaio 2016 sulla rivista “Aging” evidenzia la relazione tra sana alimentazione e integrità del telomero; “studio 2″ pubblicato su The Lancet evidenzia che un sano stile di vita può incidere sull’incremento dell’enzima telomerasi).
Genesi 1,29 Poi Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo.
Alcuni studiosi, tra i quali anche un noto biblista e medico israeliano, Amos Luzzatto (1928), affermano che quando nei testi sacri si parla di ‘albero della conoscenza del bene e del male’, il significato di male sarebbe da riferirsi alla fisiopatologia del corpo umano.
Non a caso successivamente alla cacciata dal paradiso e quindi all’allontanamento dal proprio ecosistema elettivo e dal proprio cibo elettivo, furono date indicazioni diverse dal creatore:
Genesi, 3-18 Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba campestre.19 Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!
– Tecniche alchemiche e sistemi esoterici
– Utilizzo di metalli nobili (oro e argento in primis) sia sottoforma di abbigliamento, o di arredo, sia sottoforma di liquido colloidale potabile.
– La pratica della ritenzione seminale (pratica che secondo antichi racconti sembra prolungasse la vita e la cui conoscenza era tramandata solo ai faraoni Egizi e a pochi loro sottoposti).
– … le pratiche utilizzate potrebbero esser state molteplici; qui possiamo citarne solo alcune delle più probabili.
Storia antica, longevità e mele
Una leggenda narra che Alessandro Magno alla ricerca dell’”Acqua della Vita”, tra le tante scoperte che fece individuò in India delle mele che prolungavano la vita dei sacerdoti fino a 400 anni (così recitano alcuni testi on-line che narrano dei suoi viaggi: sito 1 – sito 2 – sito 3 – sito 4). Curiosando in alcuni siti ho trovato inoltre una simpatica notizia: per lui esistevano 2 tipi di mele, la mela della vita e della longevità e la mela che portava alla comune morte, che secondo lui era quella dorata.
Chissà perchè lungo la vallata del Nilo il faraone Ramsete II (XIII secolo a.C.) diede ordine di coltivare enormi distese di meleti? (Fonte: “Foods that Changed History: How Foods Shaped Civilization from the Ancient” di Christopher Cumo)
Il faraone a quel tempo era privilegiato nell’avere accesso ad insegnamenti e conoscenze scientifiche avanzatissime anche per i giorni nostri.
Tra l’altro i dubbi sollevati da coloro che ritenevano impossibile crescere le mele in ambienti tropicali sono fugati dalle ultime ricerche universitarie che confermano che applicando tecniche specifiche possono maturare mele succose e dolcissime anche ai tropici.
Caratteristiche della mela e sperimentazioni personali
Ora vi parlerò della mia esperienza personale e di un gruppo di ricercatori vicini a me, ma vi invito a confrontarvi con un medico o nutrizionista prima di modificare in qualunque modo l’alimentazione. Le diete fai da te non sono mai consigliabili.
Da sperimentazioni personali e di un gruppo di studio amicale la mela rossa sembra essere capace di mantenere inalterato il pH urinario di chi tende al frugivorismo sostenibile a 7,4. Ciò è evidente dopo aver fatto una graduale e lenta transizione vegan-fruttariana.
Il pH del succo della mela rossa inizialmente è 3.9-4.9 a seconda del grado di maturazione; una volta entrato nel corpo, a seguito di innumerevoli reazioni biochimiche ed enzimatiche, in sinergia con l’acido malico, la buccia (alcalinizzante e ricchissima di antiossidanti), il basso rapporto glucosio/fruttosio, l’altissima concentrazione di antiossidanti, sali minerali, vitamine, sembrerebbe garantire un pH urinario che tende ad avvicinarsi in modo più stabile durante la giornata al valore di 7,4.
Normalmente ogni cibo che ingeriamo modifica il pH urinario (il pH del sangue subisce oscillazioni millesimali, andando incontro ad acidemia temporanea) in maniera più o meno evidente. Da personali esperimenti sembra che la mela rossa (più ricca di antocianine) oltre a mantenere pressochè stabile il pH urinario offra enormi vantaggi di risparmio energetico e una riduzione dei fabbisogni indotti grazie ad un basso rapporto Glucosio/Fruttosio. Già solo questo elemento la potrebbe classificare come il cibo elettivo per l’uomo (il più biocompatibile tra tutti i frutti). Le mele gialle e verdi, meno delicate nei confronti di denti e gengive, non sono paragonabili perchè hanno diverse concentrazioni di acido citrico, glucosio, antiossidanti. La mela rossa ha altre caratteristiche importanti: l’acido malico è autodetergente per i denti e normalmente non è aggressivo per le gengive.
Altri dati interessanti: la mela possiede circa l’85% di acqua (la quantità di acqua contenuta nel corpo di un neonato), la massima concentrazione di polifenoli e pectine, alte quantità di carotene e retinolo ed è l’unico frutto che stimola la peristalsi attiva intestinale.
Dubbi e domande sul cibo più idoneo all’uomo: la frutta?
Può l’uomo considerarsi principalmente frugivoro per costituzione anatomica?
Sembrerebbe l’uomo sia strutturato anatomo-fisiologicamente per mangiare frutta, ma riesce certamente ad adattarsi a tutte le condizioni con chiare ripercussioni sulla sua salute.
Studiando l’effetto che hanno certi cibi su denti, gengive, ossa, muscoli, intestino, stomaco, potremmo chiederci quale sia il cibo più adatto a noi.
A questa domanda la scienza sembra aver già risposto tramite la fisiologia comparata e l’anatomia comparata: la frutta.
Dopotutto la nostra dentatura bunodonte (buno=collina, arrotondata) sembra essere idonea a masticare la frutta. La dentatura degli erbivori è seledonte (selenio=luna).
La dentatura dei carnivori è secodonte (sega).
Dalla mia sperimentazione e dai racconti di un gruppo di collaboratori ho notato che una delle migliori disintossicazioni (breve periodo depurante) avviene con la mela rossa: i fastidiosi sintomi tipici di altre forme di disintossicazione piu’ intense, come il digiuno o le diete liquide, sono minori e ludicità e forza sono maggiori.
Ciò non vuol dire che l’uomo debba vivere di solo mele, ma dai miei approfondimenti e dalle mie sperimentazioni in una dieta tendente al fruttarismo i risultati sono stati migliori ponendo al centro dell’attenzione la mela rossa prima di altri frutti (non in senso esclusivo).
Dopo aver sperimentato il fruttarismo e gradualmente diversi brevi periodi con abbondanza di mele ed una sana attività fisica, posso dire la mia. Effettivamente i risultati ottenuti non erano paragonabili: fastidi della disintossicazione eliminati del tutto, peso forma stabile, incrementata rapidità di cicatrizzazione, minore sudorazione, maggiore elasticità di tessuti e articolazioni, incrementata resistenza allo sforzo, solo per fare degli esempi.
Ho potuto notare che un buono stato mentale, fisico, emozionale, bassi livelli di stress e una sana gradualità sono fondamentali per un percorso verso la salute e il benessere.
Ora possiamo porci una domanda in più, che ci può spronare a studiare l’uomo e il suo vero potenziale con maggiore passione.
Quale tipo di frutto non dovremmo farci mancare tra i tanti? Per quale motivo?
Queste sono domande lecite che ogni ricercatore della salute dotrebbe porsi.Continuiamo a ricercare e sperimentare con la massima umiltà tenendo sempre a mente l’importanza della tolleranza e dell’amore nei confronti di chi abbiamo a fianco, a prescindere dal tipo di percorso che ha deciso di fare.