Tutti i cibi hanno una coscienza
Oggi parleremo dell’etica vegan, fruttariana, crudista. Non approfondiremo l’aspetto salutistico già trattato nei precedenti articoli.
Nella transizione verso l’alimentazione naturale si può peccare di superbia solo perchè non ci si nutre di esseri viventi con una propria coscienza.
Potrebbe sembrarvi bizzarro, ma credo profondamente che ogni cibo diverso dal frutto (ingrandimento ovarico di un fiore) abbia una sua coscienza… che si parli di verdure, legumi, semi, radici, carne o altro.
Inutilità del giudizio legato all’Ego
Il ritenersi “arrivati” perchè si è vegan-crudisti, fruttariani o magari respirariani è una sciocchezza!
Sentirsi in diritto di giudicare chi è qualche gradino indietro conduce a sciocche e inutili divisioni.
Siamo esseri viventi in continua evoluzione e ognuno ha i suoi tempi e i suoi percorsi.
Quando sento parlare di etica spesso noto un pizzico di arroganza in chi dovrebbe essere da esempio: alimentare il nostro ego solo perchè si mangiano alimenti che una volta non avevano occhi e bocca non è sintomo di crescita e evoluzione.
Anche le piante hanno coscienza
Dopotutto da studi recenti emerge che quella pianta, quella verdura, quel cibo della terra avevano una coscienza sviluppata almeno quanto quella di un qualsiasi animale (vedi video documentario “L’intelligenza delle piante” in fondo all’articolo).
Con questo non voglio dire che tornare all’alimentazione onnivora sia la cosa migliore, anzi!
E’ sempre vero infatti che mangiando carne il costo energetico delle risorse della terra (e del nostro corpo) è enormemente superiore a quello di un’alimentazione vegan-crudista.
L’alimentazione piu’ ecosostenibile
Chiaramente l’alimentazione fruttariana rimane la piu’ ecosostenibile, proprio perchè non schiavizza nè uomini, nè animali; l’impatto idrico-territoriale è bassissimo; viene garantito il massimo rendimento di cibo a parità di energia investita; inoltre si può evitare l’irrigazione artificiale sfruttando la pioggia e non viene uccisa la pianta che produce il frutto.
L’uomo raccoglie il frutto con quella mano che sembra disegnata appositamente per farlo, mangia e getta i semi a terra, mantenendo un profondo contatto simbiotico con la terra.
Se vogliamo parlare di etica è chiaramente la frutta il cibo che piu’ di altri può farci parlare di rispetto della vita.
Definirsi fruttariani è riduzionista
Dopotutto dire che l’uomo è fruttariano è comunque una definizione errata e riduzionista.
Sapevate che piu’ del 90% della frutta, oltre ad essere sconosciuta ai piu’ è altamente tossica per l’uomo?
Sapevate che la quasi totalità dei semi della frutta è stata sottoposta a radiazioni per modificarne il sapore e renderlo appetibile per l’uomo?
Conclusioni: l’inutilità delle etichette
Questo articolo è chiaramente una provocazione per stimolare le nostre consapevolezze.
Le etichette non servono a nulla, o meglio servono solo in alcuni casi per chiarire quale percorso alimentare stiamo facendo, ma molto spesso creano divisioni e attriti e quindi se ne può fare a meno.
Ho imparato a non etichettarmi per non limitarmi, per non cadere nel giudizio, per evitare incomprensioni, chiusure e conflitti. Molto meglio definire i propri personali obbiettivi ed aprirsi amorevolmente al dialogo.